Produzione: 1982
OS: Sinclair Basic
ZX Spectrum
La Sinclair dopo i modelli ZX80 e ZX81 venduti anche in kit di montaggio, lanciò lo ZX Spectrum mantenendo gran parte del sistema adottato sui precedenti modelli.
Questo computer veniva venduto già assemblato e non più in kit, con una tastiera migliorata rispetto ai predecessori, ma pur sempre una tastiera a membrana ed aveva un buzer per generare suoni utilizzando sempre il processore Z80.
Il nome Spectrum è stato scelto per differenziarlo dai precedenti prodotto che erano solo in bianco e nero, questo computer doveva avere uno “spettro” di colori e da qui il suo nome.
Qui sotto la classica schermata con il prompt “k” per l’inserimento dei comandi.
Una prerogativa della tastiera Sinclair era quella di avere i comandi Basic già mappati sui tasti, ovviamente i primi modelli avevano una tastiera orribile per programmare e per limitare le numerose pressioni pensarono di inserire già i comandi premendo solo un tasto.
Lo Spectrum ha una tastiera più funzionale con tasti in gomma ma utilizza lo stesso sistema dei precedenti modelli, quello che la rende difficile da utilizzare è proprio dover andare a cercare il comando che ti serve e spesso dover utilizzare anche più di un tasto funzione!!. OK, se ci prendete la mano poi non è una grossa tragedia..
La linea seguita dalla Sinclair è stata quella di tenere basso il costo dei prodotti e su questo modello ha funzionato alla perfezione..
Abbiamo un computer dalla linea minimale e piacevole ma soprattutto molto piccolo, un hardware non molto potente ma sfruttato tutto, proprio come il pensiero di Clive Sinclair. I colori erano 8, un po’ pochi pensate, ma grazie alla possibilità di poter gestire 1 livello di luminosità (tranne che sul nero) si arrivava a 15 tonalità di colore.
Lo Spectrum non aveva la possibilità di gestire gli Sprite e quindi i giochi risultano più complicati da programmare e soprattutto si verificano artefatti di colore quando il personaggio passa su una zona dello sfondo con un altro colore. Il sonoro è limitato alla generazione di un’onda quadra ed eseguita da un buzer, ma avete fatto caso che non ci sono porte joystick!!.
Il pensiero di Clive era quello di mettere nel mercato una macchina utilizzata per la didattica, lo studio ed il lavoro.. insomma non per giocare!, almeno non principalmente, ma la fortuna di questo computer è stato proprio il fatto di poterci giocare, il poter avere un computer che costasse poco anche per giocare ha contribuito molto alla sua vendita.
Il costo era basso, più basso del Commodore 64 e molti scelsero questo sistema anche per questo, cosa che preoccupò molto la Commodore vedendo il mercato che si era accaparrato e corse ai ripari cercando di creare una linea che doveva essere a basso costo per spazzar via la Sinclair, la serie 264, che per diverse cause non andò come previsto e si rivelò un grande flop.
Se notate l’unica uscita video di cui è dota è in RF, nessun connettore audio/video composito, seguono i connettori per il registratore, la porta espansione e alimentazione. Non preoccupatevi, se al giorno d’oggi volete utilizzare lo Spectrum con il segnale analogico basta fare una piccola modifica ed il gioco è fatto.
Alla fine non fu la Commodore a far chiudere i battenti alla Sinclair, sfortunatamente le troppe risorse investite in vari progetti misero in crisi l’azienda che in seguito fu acquisita dalla Amstrad che continuò a produrre alcuni modelli utilizzando lo stesso nome.
A mio parere questo è il computer più riuscito della Sinclair, è piccolo, ha una linea molto semplice e bella, è economico e funzionale.
In seguito presentarono altre varianti come la versione plus con tasti in plastica e non più in gomma ed in seguito il 128K che fu l’ultimo prodotto di casa Sinclair prima dell’acquisizione da parte di Amstrad.
Non possiamo no parlare anche del Sinclair QL che fu progettato per un uso professionale e non ludico, ma che per farlo uscire in fretta e furia, prima del Macintosh della Apple, commisero diversi errori. Tra i più gravi problemi del QL c’era proprio l’hardware che non era stato sviluppato abbastanza da renderlo stabile, molti pezzi avevano bisogno di una ROM esterna. Anche il software non era esente da bug e soprattutto la infelice scelta dei Microdrive, tanto amati da Sinclair.. Si sono economici, ma per reggere le nuove tecnologie più performanti vennero utilizzati al limite delle loro potenzialità rendendoli instabili e spesso con problemi di compatibilità tra altri Microdrive.
Il computer venne realizzato con la sola possibilità di gestire 8 colori per scoraggiare qualsiasi sviluppo di giochi, per mantenerlo nel mercato per cui era stato pensato. La fine fu inevitabile, nel 1985-86 un computer 8 bit con l’uscita di altre macchine molto più potenti (Atari ST, Amiga, Macintosh) faceva fatica a sopravvivere, il mercato per cui era stato pensato non era che un’illusione e ben presto il Computer IBM si affermò come macchina da lavoro e per casa, imponendo uno standard definitivo.